Crisi di Governo, per quanto ancora?

Italia: 66 Governi e 29 Premier in 75 anni.
Solo De Gasperi e Berlusconi hanno portato a termine il mandato per 5 anni come previsto dalla Costituzione, pur dovendo riaggiornare il Governo in corso d’opera. Fatta salva questa parentesi, la durata media di ogni governo è stata di poco più di 600 giorni.
Assistiamo da settimane all’ultima delle crisi ma ci siamo chiesti, sarà davvero l’ultima?
Proviamo a fare chiarezza.

A cosa serve esattamente la “crisi di Governo” e a chi?
Luoghi comuni raccontano che chi innesca la crisi abbia qualcosa da guadagnarci eppure la storia smentisce questa credenza, ci consegna la Lega di Bossi che si ritrova a contare la metà dei seggi alla successiva elezione, Rifondazione di Bertinotti che perde quasi la metà dei consensi, Mastella che per buttare giù Prodi porta all’estinzione l’Udeur. E Renzi, che in un primo momento polarizza tutto il consenso, costretto a dimettersi solo 2 anni dopo.

Oltre ai diretti protagonisti c’è tutto il cosiddetto “sistema” che vi gravita intorno, che viene compromesso.
Tutti gli uomini e le donne chiave che per effetto domino cadono a ruota e che riposizionare e rideterminare richiede tempo, trattative, equilibrio.

Oltre alla questione politica c’è il fattore tecnico più importante, il tempo.
Tempi di organizzazione, di gestazione di un nuovo esecutivo, di avviamento della macchina. Tempi che se interrotti tanto ripetutamente, generano effetti diretti sulla produttività, sulla fiducia, sul pil, sugli investimenti esteri. Mentre il mondo va avanti e il Paese grida esigenze che aspettano risposte, mentre tutto, visioni, proposte, rapporti sono work in progress e possono essere ribaltati in orientamento e attori.

I partiti ne conoscono le conseguenze, allora perché si generano così tante crisi in Italia?
Lo fanno legittimamente, è bene chiarirlo. Lo fanno perché gli è consentito. Lo fanno perché negli anni quello la crisi è diventato a tutti gli effetti uno strumento utile alla politica per aprire trattative, quando non è innescata da una evidente impossibilità di perseguire obiettivi fino al giorno prima comuni.

Alla base sicuramente va aperta, ancora una volta, una riflessione profonda e radicale sulla legge elettorale, anch’essa cambiata 4 volte negli ultimi 27 anni, che “costringe” ad alleanze e rende determinante anche un contenitore del 3%. Determinante per istituire un Governo tanto quanto per metterlo in crisi. Giusto uno sguardo fuori per trarne qualche spunto e insegnamento.
Anche in Germania il governo è sostenuto da ampie coalizioni ma la eventuale sfiducia deve essere costruttiva e non può avvenire al buio, alimentando l’incertezza di cosa verrà dopo. Come? Eleggendo a maggioranza un successore, avendo già chiaro lo schema che deve succedere il governo che si mette in crisi.
In Francia viene ovviato il problema dalla forma semipresidenziale, ovvero eleggendo direttamente il Presidente.

In sintesi, non vi è torto o ragione, vi è uno spregiudicato accesso alla possibilità, non vi è schema da tifoseria per la quale la forza in campo che si sostiene ha comunque le sue “buone ragioni”. Vi è una riflessione sul perché, e la risposta è lo strumento. Perché questo ce lo consente e non si liquida la scelta di ricorrervi giudicando migliore o peggiore la rappresentanza parlamentare. Le crisi si ripetono da quasi un secolo.

Come si esce dunque da una crisi di Governo?
Evitandola e limitandola a monte.
Lavorando sugli strumenti che la consentono.
Lavorando a una riforma vera.

Quanto ci ha cambiato il lockdown? Ce lo dice Google

Quanto ci ha cambiato il lockdown?
E quanto siamo diversi tra la prima chiusura e la seconda?
È possibile anticipare l’evoluzione delle abitudini in attesa di una annunciata terza fase?
Strano ma vero, ci aiutano a capirlo i google insight.
Ovvero ciò che il motore di ricerca ci dice di noi e di cui neanche noi abbiamo la percezione.

Nella prima fase abbiamo assunto abitudini comportamentali volte alla conoscenza,
le persone volevano acquisire le ultime notizie in tema sanitario, prese dalla paura e dall’ignoto, dall’incertezza di quali sarebbero stati gli effetti del covid-19 e del lockdown stesso. Ad esempio veniva digitato “𝘵𝘦𝘮𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘢𝘭𝘦” o “𝘯𝘰𝘵𝘪𝘻𝘪𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘢”. Oggi abbiamo più dimestichezza con queste informazioni.
Cosa abbiamo imparato quindi?
Che nei periodi di cambiamento repentino, i consumatori vogliono aggiornamenti in tempo reale. Per cui, se hai un’attività ed anche un canale social che fino a ieri rappresentava solo una vetrina, oggi ti consigliamo di aggiornarlo con gli orari, servizi, modalità e tutto quanto può essere d’aiuto a chi ci incrocia sul web.
Durante il lockdown 2.0 siamo tornati a trascorrere più tempo a casa, a limitare i contatti sociali e spesso anche ad essere più morbidi nel rispetto di questa disposizione proprio perché ci sentiamo un po’ più sicuri (manifestando viceversa incoscienza) e siamo già pronti con un angolo in casa per lo smartworking che è diventato un’abitudine inimmaginabile qualche mese fa.
Proprio per questo si fanno spazio tra i google trend le ricerche riferite al comfort. Le ricerche più gettonate sono state “idee per la camera da letto” e “smart TV“. Sono aumentate le adozioni di animali domestici e le persone si cimentano in nuovi hobby, come dimostra l’aumento delle ricerche di ambito creativo.
Durante la parziale ripresa, tra agosto e ottobre, le ricerche si sono incentrate su categorie come viaggi, vita notturna e scuola, così come “voli internazionali“, “qui vicino” e “rientro a scuola“. Con un ritorno al tema del commercio locale e del sostegno alle piccole attività.

Cosa abbiamo imparato?
Che il tuo brand deve stare al passo, essere flessibile e cambiare insieme al consumatore, adattandosi a lui e ai tempi.
In conclusione queste esperienze ci offrono spunti per soddisfare le nuove aspettative dei consumatori, vediamo brevemente come.
Adattarsi alla preferenza dell’e-commerce, modernizzare la presenza digitale, migliorando il percorso di acquisto online.
Comunicare con i clienti, aiutandoli a fare i regali, offrire servizi di personalizzazione poiché abbandoniamo il vecchio pacchetto incartato sul banco.
Risvegliare interessi. L’esplosione di nuovi hobby e passioni rappresenta l’opportunità per offrire nuovi prodotti e servizi in linea con queste tendenze. Ad esempio, sport in casa, corsi online per il più classico fai da te.
Ci aspetta un natale senza dubbio diverso, più connesso ma più distante. In una società molto cambiata che acquisisce abitudini di consumo e di vita segnate irreversibilmente dal covid-19.
Come ci cambierà l’eventuale terzo lockdown?
Ce lo dirà ancora Google?