Il giorno in cui ci fermiamo tutti per un momento ad onorare la memoria di una pagina buia, pesta, orribile, della storia dell’umanità, è il giorno che ci deve lasciare delle riflessioni utili a guidarci anche domani e non permettere che allo scoccare della mezzanotte si torni a far finta di nulla.

Quanto è stato centrale il ruolo dell’informazione e della comunicazione fino alla Shoah? Tanto.

Facciamo un balzo indietro, torniamo al 1933, il momento dell’ascesa di Hitler.
La Germania di quel tempo era definita la capitale della carta stampata, con la distribuzione di 25 milioni di copie dei suoi 4700 tra quotidiani e settimanali, tra questi figuravano giornali di levatura internazionale.
L’industria cinematografica era tra le più grandi al mondo, ed rappresentò, nel tempo, un volano per lo sviluppo di radio e tv.

Difficile immaginare uno scenario fuori dai social network e dai video selfie eppure l’informazione e i suoi canali erano distribuiti in modo tanto invadente e capillare che diventa facile immaginare gli effetti che può produrre questo strumento, che dovrebbe essere un alimentatore naturale di libertà e spazio critico, quando viene gestito e strumentalizzato nel segno della censura e del totalitarismo.

La grande complice di quelle crudeltà e barbarie è stata proprio la comunicazione, di cui si è fatto uso e consumo propagandistico.
Parliamo di dittature. Non ci scandalizziamo. Contestualizziamo.

Quando Hitler arriva al potere, i nazisti controllavano meno del 3% di questo patrimonio ma ben presto acquisirono tutto, comprese le testate fino al giorno prima indipendenti. Una colonizzazione massiva e massiccia di radio e tv, alimentando la paura e ingigantendo un nemico: il comunismo.
Si tese a canalizzare e polarizzare così tanto questo sentimento di timore fino a renderlo il movente per giustificare la repressione di diritti e libertà.

Cessa di esistere, di fatto, la libertà di stampa. Inizia l’era della censura.
Ai giornali tedeschi riferiti alle comunità ebraiche insistenti nella nazione, non rimase che fare fronte comune ma vennero presto boicottati.

Si apre ufficialmente la campagna antisemita e lo si fa ricorrendo anche ai nuovi strumenti di comunicazione di massa: radio e tv.
I nazisti ne colsero immediatamente l’opportunità, infatti le nuove tecnologie prestavano, e lo fanno tutt’oggi, il fianco al controllo delle masse.
Masse che cominciano a subire passivamente e quotidianamente i messaggi volti a rafforzare il mito della Comunità Nazionale. I discorsi di Hitler vengono trasmessi sistematicamente alla radio e la programmazione televisiva è funzionale ad alimentare l’ideologia nazista. Per rendere più invasivo il sistema di comunicazione, lo stato finanzia la produzione delle nuove apparecchiature tecnologiche favorendone l’acquisto a basso costo ed entrando così in tutte le case.

La riuscita della manipolazione delle folle alimentata dai media si manifesta quando le comunità cominciano a rendersi protagoniste di atti estremi, violenti, fino alla famosa “notte dei cristalli” in cui vengono invase, vandalizzate e distrutte attività e sinagoghe appartenenti agli Ebrei.
L’odio che si voleva radicare nel cuore e nella mente dei tedeschi prende così forma.
La comunicazione può dirsi riuscita.

Hitler, autore di barbarie, viene recepito come salvatore, protettore che libera il popolo dalla disperazione. Dalla propaganda nasce un leader. Una campagna studiata accuratamente per trasferire una precisa immagine di quell’uomo che nel sentimento popolare adesso merita quello sconfinato potere politico. Si crea il culto del capo attraverso tecniche moderne di propaganda, attraverso il materiale elettorale prodotto, i materiali visivi ad alto impatto, visual forti e poche parole, le apparizioni pubbliche scientificamente orchestrate, i discorsi emozionali allo stesso tempo pieni di azione.

Fino al 1945, la pubblica adulazione di Adolf Hitler divenne l’elemento centrale della vita tedesca, venne comunicato e recepito come come la personificazione della Germania stessa e come uomo tanto forte quanto devoto alla patria.
Ma la fedeltà che il popolo e le forze di polizia mostravano al Führer, era un sentimento sincero o opera di costrizione?
Oggi è facile tirare le somme, per questo è importante non dimenticare.

La comunicazione Nazista

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